Comitato “Quale futuro per Bosa?”



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LETTERA APERTA (prima parte)

16/05/2005 Spett.le Sig Sindaco, Comune di BOSA

Ill.mo Sig. SINDACO ing. AUGUSTO BRIGAS

Seguendo le Sue affermazioni attraverso i Suoi fedeli giornalisti locali dell’Unione e della Nuova, ci sembra di vivere una puntata di “ SCHERZI A PARTE ”, la popolare trasmissione televisiva.

Ci incuriosisce, sull’Unione del 19 Marzo 2005, la Sua valutazione, non solo come amministratore, ma come tecnico, sulla sicurezza che questa città avrebbe acquistato in questi ultimi 10 anni. Contestando il Piano Regionale di Assetto Idrogeologico ( PAI ) che blocca il Piano Urbanistico Comunale di Bosa (PUC), Lei asserisce che i dubbi della Regione, nella zona golenica del Temo sono “basati su documentazione datata che non tiene conto dei lavori già effettuati e di quelli in realizzazione fra il fiume e la città e continua più leggo e studio questo Piano ( Regionale ) e maggiori sono le certezze che esso sia un documento che non tiene conto di nulla di ciò che qui è stato fatto in termini di sicurezza negli ultimi dieci anni. Queste Sue affermazioni crediamo siano ispirate dalla foto di Bosa, presente nello stesso articolo,che Lei non deve aver notato che è stata messa al contrario e quindi la portano a valutazioni errate.Noi, forse un po’ più attenti di Lei e dei Suoi vicini collaboratori, che valutiamo le realtà a 360° nei minimi particolari e senza altro scopo, che la ns. sicurezza e quella dei ns. concittadini indifesi, proviamo ad esporre l’elenco delle opere che secondo Lei danno sicurezza ed avvenire alla ns. città. Partiamo pure dagli anni 60.

Premettiamo: il ns. giudizio è quello di cittadini utenti e non vuole essere tecnico; non ci interessa la percentuale di sabbia cemento e ferro, ma la funzionalità e utilità che quell’opera può dare, per fare un esempio, una macchina di formula 1 è realizzata da un’equipe di ingegneri con sofisticatissime apparecchiature ecc., ma chi giudica la macchina se è competitiva o meno è il pilota, il vero fruitore dell’opera.

Iniziamo con la diga di M. Crispu progettata come diga di “laminazione” negli anni 50, per eliminare dalla ns. città il grave problema delle piene del fiume Temo: fu realizzata subito dopo la diga di Villanova Monteleone, quest’ultima di “contenimento”, ma proprio perché non in grado di “laminare” nel 1977 il livello del fiume salì di m. 2,30 (due metri e trenta) allagando la quasi totalità della città e della pianura, di S. Cadrina, Su Seggiu, creando danni ingentissimi. Forse Lei distratto non si ricorda che il livello dell’acqua aveva coperto tutto il corso Vitt. Emanuele entrando da piazza S. Giusta, proprio in quel punto dove ora si sono autorizzati e sono stati costruiti appartamenti sotto il livello stradale. Per facilitarLe il ricordo, l’acqua aveva coperto oltre la metà del 1° gradino in basalto della Cattedrale, unico rimasto invariato dopo i rifacimenti del corso.

Ill.mo ing. Brigas, il pericolo inondazioni non passa tutto dentro la diga di M. Crispu, La invitiamo ad allargare il campo di veduta Suo e dei Suoi collaboratori, ricordandoLe una frase detta in un momento di ira da uno dei tanti commercianti che subirono danni per la leggerezza dei tecnici e dell’amministrazione comunale “questo è amministrare da ..zzi”. Ci riferiamo al canale che in via La Marmora è stato coperto e utilizzato come strada, lasciando al centro dello stesso, l’attraversamento deitubi dell’acqua potabile e delle fognature, ( incrocio viale Giovanni XXIIIe via La Marmora ). Con un forte acquazzone si ostruì con i detriti, causando il sollevamento di una parte del piano stradale, fortunatamente senza vittime, ma l’acqua venne convogliata nelle strade, allagando i negozi dei viali, piazza Monumento, piazza Mercato, via Ciusa, via Gioberti, lungo Temo, portando il livello di piena nel Corso a circa un metro.

Tutta questa quantità d’acqua era piovuta in poco più di un km quadrato, (fronte M. Unu e Bulga). La sezione del canale è di quasi 6 mq., la pendenza di circa il 3 % (che agevola lo scarico), ma durante forti acquazzoni, prima della copertura per essere adibito a strada, il livello dell’acqua dentro il canale superava il livello stradale anche di trenta centimetri, questo per mettere in evidenza che la diminuzione della sezione creata con la sua copertura, “doveva” creare danni.

Il fiume che scarica a mare con pendenza praticamente nulla, per la sua caratteristica di navigabilità, se subisce un aumento di livello di 2 metri, che già allagherebbe una parte della città, creando ingenti danni, ha una sezione di circa mq. 250, quindi solo 40 volte più grande del canale, mentre il territorio che scarica l’acqua a valle della diga diM. Crispu, quindi INCONTROLLABILE è di circa 60 km quadrati, 60 volte maggiore: un semplice rapporto dovrebbe insegnare qualcosa !

Come se non bastasse a qualche nuova intelligenza è venuto in mente di invasare la diga, quindi si eliminerebbe l’unico polmone controllabile ed il fiume riceverebbe la totalità dell’onda di piena, ritornando ai problemi di 50 anni fa, senza contare la franosità all’interno della diga:

I danni li pagheranno Lei ed i Suoi collaboratori ?.

Il presidente Comitato Cittadino.

Antonio Cossu