Comitato “Quale futuro per Bosa?”



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LETTERA APERTA (seconda parte)

18/05/2005 Spett.le Sig Sindaco, Comune di BOSA

Ill.mo Sig. SINDACO ing. AUGUSTO BRIGAS

Un’altra grande opera che Lei vanta da esperto di nautica che darà “sicurezza e futuro” alla ns. città è il banchinamento del fiume con ormeggi a pettine. Apriamo a ventaglio la visione: partiamo dal vecchio molo nella rada di BosaMarina, realizzato oltre cento anni fa per il carico e loscarico di merci, prevalentemente per grosse imbarcazioni, quando le barche da diporto erano pochissime. Il progettista aveva comunque, all’estremità del molo, realizzato una gradinata che diminuiva il dislivello dal mare da 140 centimetri a 50 / 60 centimetri, per consentire l’attracco anche a piccole imbarcazioni; stessa attenzione fu prestata nel vecchio banchinamento sul lato del ponte vecchio alla sponda destra delfiume.

Continuando con i moli d’attracco, negli anni 80 all’amministrazione Cuccuru venne la brillante idea ( solo questa ) di realizzare un porticciolo sul fiume in prossimità di S. Pietro per ripristinare la processione in barca per la festa di S. Pietro, visto che la strada era soggetta ad intasamenti:il molo fu realizzato, ma il progettista deve aver pensato che ci dovessero attraccare le navi della Tirrenia, vista la sua altezza sul livello del fiume, inoltre in quasi 30 anni dalla sua costruzione il fondale non è stato mai reso idoneo per avvicinarsi con le imbarcazioni e quindi è rimasto inutilizzabile: da quello che ci è stato riferito il progetto porterebbe la Sua firma.

Vista la ns. fortuna con i porti, continuiamo con l’elenco: tempo fa tecnici di controllo hanno riscontrato il molo di attracco nella rada di Bosa Marina pericolante, ordinandone la demolizione e realizzandone uno nuovo. Forse è costata più la demolizione del vecchio, che la realizzazione del nuovo, ma non vogliamo entrare nel merito. Mentre il vecchio, destinato agrosse imbarcazioni, prevedeva, con la gradinata in punta, (che ne riduceva il dislivello dal mare da 140 cm. a soli 50 / 60cm.), consentiva l’attracco, di piccole imbarcazioni, nel nuovo molo, realizzato in prevalenza per il diportismo che comprende 80 % di imbarcazioni medio piccole, non è stata prevista nessuna riduzione del dislivello che è rimasto a 140 cm. dal livello del mare, quindi può essere utilizzato solo dal 20 % delle imbarcazioni: Consigliamo a tutte le altre di portarsi appresso una scala.

Lei comunque quando abbiamo segnalato anomalie, ha risposto in differita, sul tg di Videolina e non solo, “lasciamo fare ai tecnici”, noi Le chiediamo, quali? Vuole forse dire che l’abito fa il monaco? Un progettista che non sa, che in barca ci si deve salire e non saltarci dentro, non è a ns. avviso neanche all’altezza di progettare cucce per cani: un molo per l’attracco di imbarcazioni da diporto, non deve mai superare dal livello del mare i 50/60 cm. all’alta marea sizigia.

Ed eccoci ad uno dei suoi cavalli di battaglia, “il banchinamento con ormeggio a pettine”.

Egr. ing. A. Brigas, questo progetto è un ottimo progetto idoneo per uno stagno, mai avremmo pensato che un tecnico come Lei, conoscendo le piene ed i problemi che creano alle imbarcazioni quando il fiume si ingrossa, potesse avallare un progetto del genere. Questa Sua affermazione merita un esempio: s’immagini un vecchietto che è costretto a prendere diuretici e chiede al suo sarto una soluzione, per sveltire l’apertura della chiusura lampo dei pantaloni perché non fa in tempo, il sarto gli risponde, bene non c’è nessun problema rimediamo subito, spostiamo l’apertura e la chiusura lampo sul posteriore del pantalone, così tutto sarà più veloce.

Questo è un altro caso che ci fa vivere una trasmissione di “scherzi a parte”, ma vogliamo spiegare ancora una volta il vero pericolo che può con certezza creare un progetto simile.

Lei avrà notato che le barche hanno tutte una forma allungata, questa forma fa sì che in navigazione incontrino la minor resistenza possibile, infatti non esistono barche quadrate o rotonde. Quando le barche si ormeggiano si piazzano in modo che prendano anche i venti dominanti di prua o di poppa, mai di fianco (faccia tesoro di queste osservazioni perché non sempre le insegnano nelle scuole). In un fiume soggetto a piene quindi a forti correnti è addiritura proibitivo ormeggiare a pettine, dando il fianco della barca alla corrente. Ancora peggio se, come nel caso del ns. fiume Temo in piena,vengono portati giù centinaia di metri cubi di detriti, tra cui alberi interi, che trattenuti dalle barche ormeggiate, dalle cime delle ancore o corpi morti in centro fiume, creeranno una diga, la forza della corrente vincerà, mandando a fondo le barche , o strappando le cime trascinando tutto a mare. Forse Lei dalla Sua scrivania non l’avrà notato, ma ultimamente un’albero, di quelli trascinati dalla corrente, si è incastrato nelle cime di una barca, sotto l’arcata sinistra del ponte vecchio, mandandola a fondo: la barca è stata rimossa, l’albero invece no ed è ancora lì, in attesa di un altro acquazzone, che lo porti a finire sui pontili gallegianti davanti alle conce: prima che ripiova vada pure a vederlo. Questo episodio lo trova documentato sul ns. sito internet www.comitatoperbosa.tk .

Il progetto che Lei difende comprende, proprio per realizzare la pazzia dell’ormeggio a pettine, una serie di corpi morti posizionati al centro del fiume: una ragnatela di cime pericolosissime tra le sponde (si vedail ns. sito) un’altra assurdità tecnica, per un fiume come il nostro. Si immagini se dovesse capitare ed è probabilissimo, un’inondazione solo come quella del 91, quando il livello del fiume aumentò di 2 metri, iniziò a coprire la strada di via lungo Temo: oltre a far uscire i pontili galleggianti dalle guide, si creerebbe una paurosa diga di detriti contro la ragnatela di cime dei corpi morti, con le barche di traverso, la forza della corrente trascinerebbe via il pontile galleggiante, barche e detriti e si incastrerebbero (è inevitabile) sui piloni del ponte pedonale o ponte nuovo convogliando le diverse centinaia di metri cubi d’acqua al secondo dentro l’abitato, con tutte le strade sature di auto, che a loro volta verrebbero trascinate ed ammassate. Ma tutte le vie di fuga , S. Cadrina, dietro S. Antonio, verso S. Pietro, dietro la stazione ferroviaria, dietro le Conce, su Seggiu, a destra del ponte nuovo incrocio per Alghero, sono ostruite da case recinti ecc., sulla sinistra fino al ponte nuovo c’è la ferrovia che nel punto più basso è alta tre metri dal livello del fiume e impedisce qualsiasi deflusso dell’acqua.

Ci spiega come un tecnico come Lei si comporterebbe in una simile situazione abbastanza probabile?

Speriamo che non ci risponda “gonfiando una materassina da spiaggia”. Noi siamo un po’ più attenti di Lei e vorremmo informarLa di un altro particolare: saprà che nelle case nuove il contatore ENEL, viene montato in genere a poca altezza da terra, negli appositi vani vicino all’ingresso di casa. Mentre all’interno dell’appartamento si usa l’interruttore differenziale o salvavita, che quando funziona perfettamente stacca la corrente in caso arrivi l’acqua alle prese,altrettanto non succede a monte di esso e nel contatore, se questi apparecchi venissero coperti dall’acqua, passandoci vicino si può rimanere folgorati. Figuriamoci se capita di notte senza illuminazione esterna. Vede ing. Brigas queste sono solo alcune spezie a condimento di tutto l’impasto che si stacreando. Il Suo predecessore Giovanni Cuccuru,ci riferì a suo tempo, che avrebbe cambiato la fisionomia della ns. città: avete distrutto l’agricoltura, il settore trainante della nostra economia,che insieme alla ScuolaAgraria, in un terreno fertilissimo come la ns. pianura, avrebbe creato centinaia di posti di lavoro sicuro, sarebbe bastato spostare l’edilizia verso le colline e ne avrebbe tratto vantaggio, la sicurezza, la bellezza e l’economia della città. Mancando l’agricoltura è come costruire una casa priva di fondamenta, avete creato una città deserta, Vi vantate di aver realizzato un migliaio di appartamenti, che rimarranno chiusi undici mesi l’anno, sottraendo spazio utile e fertile alla vera agricoltura, il Vostro motto è meglio l’uovo oggi che la gallina domani, con una urbanizzazione squallida e disordinata, non vedete altro al di fuori degli interessi “del mattone”. Giorni fa ci hanno segnalato l’ennesimo guasto in una strada ad alto traffico, ( quella che porta da p/zza S. Giusta, alla diga di M. Crispu ), per dare spazio agli appartamenti di un mese l’anno, quando sarà realizzato il secondo marciapiede, avrà una larghezza di metri 4,70 : è A L L U C I N A N T E ; ha provato Lei come tecnico che valuta la sicurezza, a chiedere al Suo assessore alla viabilità, intento a “spigolare” i marciapiedi, cosa succede quando in quel tratto di strada, fino all’ex mattatoio, si incroceranno un camion ed una vettura? o meglio due autotreni? chi pagherà i danni? gli attenti progettisti?

Il presidente Comitato Cittadino.

Antonio Cossu

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