Comitato “Quale futuro per Bosa?”



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LETTERA APERTA (terza parte)

20/10/2006 - Al Presidente della Regione Sardegna On. Renato Soru

Alla rubrica di prima pagina di Rai Tre.

Oggetto: replica al Presidente Soru, sulla diga alla foce del Temo.
Il giorno 16 ottobre 06 Rai tre ha trasmesso un comunicato del Presidente della Regione Sarda che rispondeva alle domande di un cittadino di Bosa, che il giorno prima aveva segnalato il degrado ambientale per un’isola di 2 ettari e mezzo in costruzione davanti alla foce del fiume Temo.

La costruzione, spiegava il Presidente, era la necessaria soluzione per evitare le esondazioni del fiume che più volte nel corso dei secoli avevano apportato danni alla città di Bosa.

Nulla da eccepire quindi?.

Per molti anni, a partire dagli anni 90, la cittadinanza bosana è stata informata che l’isola foranea costituiva il coronamento del costruendo porto canale sul fiume e avrebbe consentito alle imbarcazioni il transito con ogni condizione di tempo e mare. Nel febbraio del 2004 i giornali hanno riportato una comunicazione dell’ufficio porti della Regione Sarda che affermava l’assurdità di una tale asserzione, come del resto già contestato da tempo dal ns. comitato.

Da quel momento l’isola foranea è diventata, nelle comunicazioni della stampa e degli amministratori, la salvaguardia dalle esondaziòni del fiume.

In realtà la diga adatta a questo scopo c’è già.

Infatti, il problema delle alluvioni provocate dal Temo, fiume a regime torrentizio, fu avviato a soluzione negli anni 50 con la costruzione della diga di Monte Crispu, a monte della città, diga cosiddetta di laminazione, per bloccare l’onda di piena del fiume e moderarla verso la foce “in funzione della capacità di deflusso determinato dalle condizioni del mare”.

La diga che non è mai entrata in funzione, ma rafforzata recentemente, è in attesa di collaudo.

Chi e perché ha variato totalmente il progetto?.

Da chi e perché la diga, come informa la stampa, dovrà mutare funzione?.

La diga infatti “dovrebbe” diventare di contenimento cioè realizzare un invaso di diversi milioni di metri cubi di acqua per risolvere la secolare sete di Bosa. Si può e si deve osservare che con l’entrata in funzione da circa un anno del nuovo acquedotto della Sardegna nord occidentale, l’ente gestore è in grado (conferenza stampa per l’inaugurazione) di fornire alla città di Bosa 150 litri di acqua potabile al secondo, sufficiènti per cinque volte la popolazione della città. E allora?

Il Presidente Soru ha dichiarato, tra l’altro, che l’opera era già stata avviata dalle amministrazioni precedenti la sua e che essa ha tutti i benestare previsti, anche quello per l’impatto ambientale.

D’accordo, ma ha forse dimenticato di aver detto a suo tempo “bisogna avere il coraggio di bloccare le decisioni sbagliate”. E l’isola non sarà reversibile.

Un’ultima osservazione: la foce del Temo ha una protezione naturale, uno sperone roccioso che blocca le onde di maestrale verso il suo lato sinistro. Cerchiamo di toglierlo dopo la costruzione dell’isola e non prima come si sta facendo in questi giorni.

Bosa li 19 ottobre 06.

                                                                                                                              

                                                                                                      Il Presidente Comitato Cittadino                

                                                                                                                   Antonio Cossu.             

Il presidente Comitato Cittadino.

Antonio Cossu