Comitato cittadino
"Ma! quale futuro per Bosa?"
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LETTERA APERTA

RACCOMANDATA A.R.

(protocollata il 24 aprile 2010)

Al Sindaco Piero Casula del Comune di Bosa.

e.p.c. al GENIO CIVILE di Oristano

Via Donizzetti 15/a Fax 0783 308717

all’ ASS. LL.PP. Sig. Mario Angelo Giov. Carta

Viale Trento 69, 09123 Cagliari.

al Presid. della Provincia On. Pasquale Onida

Palazzo della Provincia 09170 Oristano.

alla redazione della Nuova Sardegna.

alla redazione dell’Unione Sarda.

Egr. Sindaco Piero Casula,

ci permetta di giudicare l’Italia, e Bosa ne fa parte, uno strano paese dove è in voga il “gioco delle tre carte” sulle parole. Non si parla mai di “quattrini”, ma di “risorse”; similmente “democrazia” non vuol dire governo “del” popolo, ma “delega” del popolo all’autoritarismo.

Nella seduta straordinaria del 24 febbraio scorso, sono state infatti esposte le decisioni dell’amministrazione e malgrado l’ing. idraulico che ha illustrato i piani avesse, in premessa, invitato “i presenti” a fare domande, Lei egr. Sindaco, ha negato, “regolamento alla mano”, al Comitato “Quale Futuro per Bosa?” di chiedere chiarimenti e di presentare obiezioni.

Nella Sua posizione di responsabilità riteniamo sarebbe saggio, non presentare alla cittadinanza le vantaggiose ipotesi di una “corrente” tecnica, ma gli argomenti di “due o più” orientamenti, sempre ovviamente tecnici, per far emergere eventuali dubbi e/o contestazioni ed avviare a scelte quanto più possibile “consapevoli”. Si potrebbe così a nostro avviso evitare di essere accusati in futuro di superficialità o addirittura di essere chiamati a risarcire danni (palificazioni per il banchinamento e casi più gravi, come quelli di Capoterra, dovrebbero far preoccupare).

Ecco i punti che riteniamo meritino approfondimenti.

1° Canale Terridi: l’ipotesi di sollevare di 80 cm. le sponde a monte del termine della copertura per evitare che, durante forti piogge, il canale ora a giorno possa traboccare e allagare tutta la parte bassa dell’abitato di Sa Molina, (a testimonianza dei locali mai accaduto) ci spinge a chiedere, quale sarà il destino dell’acqua che piove ai lati del canale stesso, sia nelle campagne sul lato destro, che nell’abitato sul lato sinistro. E saremo sicuri che le idrovore funzioneranno sempre ?

Ci domandiamo anche cosa accadrà al 2° canale, realizzato qualche anno fa con l’innesto sul fiume “controcorrente”, perché oltre all’ostruzione totale dalle canne, invece di scaricare nel fiume, sarà proprio il fiume quando in piena a spingere l’acqua dentro il canale agevolando l’allagamento di tutta quella zona: è tutto normale ?

2° Continuazione del 2° e 3° lotto di banchinamento: definito dal tecnico importantissimo per i vincoli del P.A.I. relativi alle esondazioni. Ci vien da chiedere: è stato considerato che proprio il previsto porto canale, con ormeggio a pettine e corpi morti a centro fiume, realizzerà, come già accaduto nel 1° tratto una pericolosa ragnatela di cime, creando un ostacolo al deflusso del fiume per le centinaia e centinaia di metri cubi di detriti che inevitabilmente il fiume trascina e che, oltre a mandare a fondo le barche (come diverse volte successo nel 1° lotto) creerà un pericoloso rallentamento al deflusso e di conseguenza un rialzo del livello di piena che favorirà l’allagamento della città? Ci appare quasi volontaria la “dimenticanza” delle tante nostre contestazioni, dal 2002, ai precedenti amministratori tra i quali anche Lei.

3° Canale di Via la Marmora: Si ipotizza la deviazione dell’acqua proveniente dal fronte “Bulga” per farla scaricare a monte della città e quindi del ponte vecchio. Egr. Sindaco, anche questa soluzione ci sembra ignorare che col fiume in piena, nell’aprile 91, il livello a valle del ponte vecchio era rialzato di 2 (due metri), mentre a monte del ponte il livello di piena era di 2,50 (due metri e cinquanta). Questo dislivello è conseguenza della strozzatura causata dai due piloni del ponte. La soluzione di uno scarico a monte di tale strozzatura, aumenterà pericolosamente i volumi d’acqua da far defluire attraverso la strettoia delle arcate ed il dragaggio, a meno quattro metri del fiume a monte del ponte vecchio, ci appare solo capace di far franare le sponde a monte, vista l’impossibilità di mantenere la stessa profondità sotto il ponte stesso. Tanto meno ci appare corretto, fare un muro alto un metro e trenta ai lati, distante qualche metro dall’argine, a partire dall’approdo di S. Pietro verso valle, ignorando lo scarico dei canali laterali che si troveranno davanti un fiume “pensile”. Ci sembra allucinante!

Ci colpisce che questo studio tecnico non abbia spiegato, come intende gestire l’acqua proveniente dai terreni ( circa 60 kmq.) a valle della diga di M. Crispu, acqua “incontrollabile”. Facciamo un piccolo confronto: nel canale di via la Marmora, che recupera l’acqua di fronte “Bulga” e monte “Unu” (circa 1,2 kmq), prima di essere coperto, durante un forte acquazzone, nonostante una leggera pendenza che ne velocizzava lo scarico, il livello dell’acqua ha superato di circa 30 centimetri il piano stradale. Dopo ridotta la sua sezione con la copertura a livello di piano stradale, lasciando a centro canale i tubi dell’acqua potabile ed altri ingombri all’altezza di Viale Giovanni XXIII, per un forte acquazzone si ostruì con vari detriti, creando l’allagamento delle vie di rione Caria, di Viale Marconi, via la Marmora, G.Ciusa, Gioberti, piazza Mercato, viale Giovanni XXIII, piazza Monumento, via Bonaria, Modoleddu, Corte Intro, via S. Croce e nel Corso l’acqua superò il metro. In via Lungo Temo superato il marciapiede l’acqua scaricava nel fiume, con danni ingentissimi a tutte le attività commerciali, artigianali e abitazioni, “ MAI PAGATI DAI RESPONSABILI”, (sono disponibili i filmati nell’archivio di “Videotemo”). Continuando il confronto il canale prima di essere coperto era sufficiente a scaricare la quantità d’acqua piovuta su circa 1,2 kmq : il territorio che scarica a valle della diga è di circa 60 kmq ; la “sezione” delle arcate del ponte vecchio, calcolata con un livello di piena di 2 (due) metri, (che già allaga un vasto territorio a monte) è solamente 26 volte quella del canale, mentre il territorio che gravita sul Temo lo è 50 volte. Riteniamo di rischiare, nelle particolari condizioni di piogge che sembrano sempre più frequenti in tutto il mondo, i danni di Capoterra e dei dintorni di Cagliari nel 2009, e quelli del Cedrino a Galtellì, Villa Grande Strisaili ecc. nel 2005/6. Nel territorio di Bosa saremmo ancora soggetti ad avere livelli di piena di oltre 2 metri e mezzo, anche se la diga di monte Crispu restasse con gli scarichi completamente chiusi, a monte del ponte vecchio. Abbiamo visto solo un assaggio di questa situazione il 5 Marzo appena trascorso, quando il livello, salito solo di circa un metro, ha fatto fantasticare a qualcuno che avessero aperto le paratie nella diga di Villanova Monteleone.

4° Sperone di Cabu d’Aspu : troviamo preoccupante che tecnici specializzati nel settore idraulico abbiano giudicato un ostacolo al deflusso del Fiume lo sperone naturale di “ Cabu d’Aspu” e non abbiano rilevato che gli oltre 12 metri di massi posati sull’altra sponda strangolano la foce. Ma troviamo gravissimo che i tecnici non si siano accorti del serio danno proprio al deflusso del fiume in piena che si creerà col “ tappo” della diga foranea, quando completata, che farà diventare il fiume una “fogna a cielo aperto”, perché ne eviterà anche il naturale ricambio dell’acqua. Ritornando allo sperone naturale di “Cabu d’Aspu”, Egr. Sindaco ricorderà sicuramente la mareggiata di capo d’anno e i danni all’interno del fiume, riferiti a tale sperone. Intervenimmo telefonicamente in una trasmissione di Radio Planargia quando il Suo predecessore Paolo Casula annunciava con fierezza che avrebbero eliminato lo sperone per agevolare il passaggio dei motopontoni. Avvisammo che sarebbe stata una grande pazzia perché in caso di forti mareggiate l’onda sarebbe arrivata fino al ponte nuovo ed avrebbe causato gravi danni alle darsene ed alle imbarcazioni. I responsabili della ditta fecero ugualmente con arroganza uno smusso parziale dello sperone ed i risultati alla prima mareggiata sono più che noti.

5° Volutamente abbiamo lasciato per ultimo lo sconcerto che ci ha creato il modo con cui i tecnici hanno parlato della Diga di M.Crispu ignorando la franosità delle sponde imbavagliate con reti metalliche all’interno, in corrispondenza delle paratie di fondo. Loro affermano che sul fiume Temo grava un territorio di circa 800 kmq, per una portata massima di livello di piena di 2000 metri cubi al secondo. Vale a dire che sottraendo i circa 60 kmq. che scaricano a valle della Diga, rimangono ben 740 kmq che scaricano all’interno. Rapportando i conseguenti 2,5 metri cubi al secondo per kmq, un semplice calcolo ci porta a pensare, che un forte acquazzone, che trovasse la diga di Villanova M.Leone satura, in meno di 11 ore riempirebbe completamente la diga di M. Crispu con oltre 70 milioni di metri cubi; e se, come da loro intenzione, invasassero quest’ultima a metà, con 35 milioni di metri cubi, basterebbero meno di 6 ore di pioggia per farla traboccare. Quindi si ritornerebbe alle inondazioni degli anni 50 che mentre prima oltre ad allagare tutta la pianura e le vie basse di Bosa, sul lato sinistro (rione S. Caterina ecc.) scaricava portando un livello di piena in prossimità della stazione ferroviaria di circa un metro e mezzo, quando tutta quella zona era libera, adesso che è ostruita dalle costruzioni, a quanto porterebbero il loro livello di piena? Siamo a rischio Vajont ? Noi riteniamo che, in zona golenica, si stia costruendo, su “false sicurezze” e ci domandiamo chi ha deciso (e firmato) la trasformazione della diga di M.Crispu da “laminazione” a “contenimento”!.

In aggiunta a quanto finora osservato questi interventi di “sicurezza”, sopprimono una delle più vecchie e sicure categorie dell’attività umana “l’agricoltura”: un vero settore trainante in passato, per l’occupazione e l’economia di questa città. Un terreno fertilissimo come la ns. pianura, che dava prodotti apprezzatissimi da tutta la planargia e non solo, è da qualche decennio preda di amministratori “cementizi” che anche a scapito della sicurezza umana, vanno realizzando una città vuota con appartamenti occupati quindici giorni l’anno, e realizzati per oltre due terzi, da ditte esterne, distruggendo le naturali e primitive bellezze di questa città e preparando ai giovani un futuro di nebbie ed illusioni!.

Facciamo presente che non ci siamo dimenticati di “Campu e Mare” a breve tratteremo le annunciate “ottime scelte in merito”.


Distinti saluti.

Bosa li 24 aprile 2010.




Il presidente Comitato Cittadino

Antonio Cossu.