Comitato “Quale futuro per Bosa?”



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LETTERA APERTA.

Egr. arch. GIUSEPPE MASSIDDA presidente cons. diga di M. Crispu.

Leggendo la Sua soddisfazione sulla consegna dei lavori per la realizzazione della paratoia dello scarico di fondo della diga di M.Crispu, che crediamo indispensabile per la funzionalità di “laminazione”, di eventuali onde di piena (piene che in tutto il mondo stanno pericolosamente aumentando, con danni e morti sempre più frequenti), non le nascondiamo i brividi di gelo che proviamo quando Lei afferma che l’operazione darà il via a trattenere in un primo tempo 5 milioni di metri cubi d’acqua, per poi arrivare a pieno regime a 31 milioni di metri cubi, consentendo a Bosa un periodo di relativa calma sul fronte delle esondazioni, con indubbie ricadute sull’approvvigionamento idrico.

Egr arc. Giuseppe Massidda, ci tranquillizza l’equipe di collaboratori, locali e non, che hanno fatto raggiungere l’obiettivo .

Di Lei e degli amministratori locali, ci ha sempre meravigliato la professionalità, l’attenzione dedicata alle osservazioni e lamentele dei cittadini, nonché il modo di programmare il futuro della ns. città.

Collegandoci all’approvvigionamento idrico, che sicuramente deve intendersi come acqua potabile, la presenza nell’assemblea del prof. Giovanni Cuccuru, ex sindaco di Bosa, ci porta a ricordare la frase sbandierata negli anni 80, quando vantava di aver risolto per sempre, il problema dell’acqua a Bosa, dandoci acqua dai pozzi siti nel letto del fiume, a litala e pischina de rundines, mista agli scarichi fognari di Mara, Padria, Pozzomaggiore, Montresta, (non abbiamo dimenticato l’acqua puzzolente, oleosa e salata, che scendeva certamente non a norma di legge, dai rubinetti, nè il danno arrecato a sanitari, elettrodomestici, indumenti e piante, in tutti questi anni) assicurandoci, come fossimo pecore, che con il cloro, e due filtri piazzati per finta vicino al vascone nell’ex mattatoio e mai collegati, avrebbe reso l’acqua potabile, rifiutando anche di dare spiegazioni alla cittadinanza sui sistemi di potabilizzazione dell’acqua, quando furono richiesti tramite l’emitente “VIDEOTEMO”. Informazioni viceversa avute, dopo una semplice telefonata, dal gentilissimo Sig. Sindaco del comune di Suni, con immediata autorizzazione a visionare i pozzi, cloratore e vasconi, come risulta dai documenti in archivio.

Ancora una volta sembra si “ignori” che l’acqua di una diga è la più inquinata che esista al mondo, salvo non sia posizionata oltre i 1500 metri dal livello del mare. Le piogge dilavano il terreno, portandosi appresso veleni derivati dalle strade, con i residui degli scarichi delle macchine, tra cui MTBE un additivo della benzina verde, potente cancerogeno, olii, veleni che si usano per disinfestare i terreni (es. per la lingua blu), diserbanti, anticrittogamici, concimi chimici, sostanze chimiche derivanti da discariche abusive, acidi di batterie, discariche industriali, scarichi fognari delle città, sostanze organiche dalle stalle, piogge radioattive, ecc. Tutti questi veleni vanno a finire negli invasi delle dighe, dove una parte si deposita sul fondo, aggiungendo e mescolando nuovi veleni con le successive piogge. Tali veleni si possono eliminare dall’acqua solo con potabilizzatori “a distillazione”, ma quanto costerebbe? potevamo attingere per Bosa acqua già potabile come quella proveniente dalle sorgenti di “luzzanas” sicura e con costi vicino allo zero.

In quanto alla sicurezza dalle esondazioni, Lei ci ricorda l’attenzione che mise nel proggettare la piazza di Bosa Marina, che costringeva a passeggiare in fila indiana e a senso unico, ci ricorda quando fu promotore con la giunta Cuccuru del “super carcere mandamentale”, a circa 500 metri ad est del Castello Serravalle. Allora fu grazie ad un fotomontaggio di “VIDEOTEMO”, che alcuni promotori si accorsero del grave impatto ambientale che avrebbe arrecato alla ns. città, e Lei in trasmissione suggerì di mimetizzare l’impatto delle mura alte 10 metri, piantonando macchia mediterranea.

In quanto alla franosità del territorio dentro la diga e nei terreni circostanti, La invitiamo a vedere il filmato e le motivazioni che hanno causato il disastro del “Vajont”, se ne è sprovvisto possiamo fornirglielo. Parliamo invece della “relativa calma sul fronte delle esondazioni”.

Egr. arc. Giuseppe Massidda, a Lei ed ai consiglieri locali vogliamo fare alcune domande facili facili: non vogliamo rischiare di non essere capiti, ma come cittadini esigiamo delle risposte perché siamo stanchi di essere presi in giro da amministratori e tecnici con competenze varie.

1°domanda: ci spieghi cosa succedeva a Bosa quando arrivavano forti piogge e non esistevano le due dighe di M. Crispu e Roccadoria?

2°domanda: ipotizziamo che con tutte e due le dighe piene, Roccadoria e M. Crispu, si abbatta nella zona un forte temporale o un nubifragio le dighe non potranno trattenere altra quantità d’acqua. Ci può spiegare cosa succederà nei negozi, nelle abitazioni di centinaia di famiglie che vivono a piano terra nella zona golenica della città? Se trova difficoltà nella risposta, si faccia aiutare da tutti quelli che hanno collaborato al raggiungimento di questo traguardo, senza dimenticare il sindaco Brigas.

Se poi Lei è in possesso del codice di accesso per far smettere di piovere, ce lo comunichi, lo trasmetteremo anche alle generazioni future.

Ai funzionari Balzarini, direttore del servizio Opere Pubbliche della Regione e Chierroni direttore del servizio Genio Civile di Nuoro ed ai loro staff chiediamo: una spiegazione dettagliata su quanto è successo il 7 dicembre 2004, allorchè la diga del Cedrino, riempita al massimo livello di guardia, non potendo più trattenere l’acqua del nubifragio, ancora insistente in quella zona, non ha “laminato” verso valle.

In attesa di un Suo riscontro che dimostri come gli incaricati a funzioni pubbliche sappiano parlare non solo “alla” cittadinanza, ma “con” la cittadinanza, porgiamo distinti saluti.

 

QUALI GARANZIE PER IL FUTURO?

Bosa li 22/10/2005
Il presidente Comitato Cittadino
Antonio Cossu
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